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A Filippo Capobianco la XVII Edizione della Coppa del mondo di Poetry Slam

Intervista a Filippo Capobianco, vincitore della XVII Coppa del Mondo di Poetry Slam, evento che si è tenuto sabato 20 maggio a Parigi. L’intervista è a cura di Dimitri Ruggeri nell’ambito del Poetry Slam tutorial. 

Come hai vissuto l’esperienza di partecipare alla Coppa del mondo di poetry slam?

Mi sono divertito tantissimo: mi sono emozionato, ho riso, ho pianto, ho tremato dall’ansia, ho avuto momenti di grande sollievo e mi sono trovato davvero bene con il palco e con il pubblico. Sto ancora facendo sedimentare, ma credo sia stata un’esperienza molto formativa. Ogni volta, connettersi con la rete internazionale della slam poetry porta nuovi spunti, sia sul piano artistico che nell’ottica di avere una conoscenza complessiva del movimento.
Ora sono frullato, ma credo che ne uscirò molto più consapevole.
Aggiungo una cosa: lasciando da parte la slam poetry, la settimana della Coppa del Mondo è stato un viaggio incredibile vissuto con delle persone che amo profondamente e che ringrazio di cuore per aver condiviso questo tratto di strada. Sono sfacciatamente fortunato.

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Come hai preparato le perfomance proposte? Che tipo di lavoro c’è stato dietro?

Le sei poesie che ho proposto riassumono il mio lavoro degli ultimi due anni, da quando ho cominciato a fare slam. La preparazione quindi è passata dall’aver provato e riprovato i testi a decine di serate in tutta Italia.
Ciò che ho fatto nello specifico per prepararmi a questo evento è stato curare le traduzioni dei sei testi in francese e in inglese, affidandomi alla professionalità di Mara Borghesio e Chiara Michelini che hanno fatto un lavoro straordinario.
Inoltre, prima di ogni serata mi sono preso un momento per annotare qualche pensiero su ogni poesia che avrei proposto sul palco, in modo da ricordarmi perché le avevo scritte e da dove nasceva l’urgenza di portarle di fronte a un pubblico. Questo mi ha aiutato ad alleviare la pressione della gara (sia chiaro: assolutamente reale, la pressione, anche se la competizione è un pretesto) e mi ha permesso di mantenere al centro il desiderio di comunicare attraverso la poesia.

Ultimo brano di Filippo presentato nel corso dell’evento: “La nascita di Cecco Palchi”

Ci parli dei testi che hai “performato”? Come li hai scelti?

I testi che ho scelto tracciano a grandi linee il mio percorso di ricerca. “Divergenze – Storia di un cosmologo innamorato” è la prima poesia che ho scritto pensando a un palco di poetry slam, “Confessioni da marinai” e “I’m your man” le più recenti.
Il principio che adotto di solito per scegliere i testi di un poetry slam è quello della varietà: voglio darmi la possibilità di usare all’interno di uno spettacolo registri diversi, in modo da dare pochi punti di riferimento al pubblico. Secondo me la sorpresa è uno strumento potente sul palco: se ti meravigli di ciò che vedi, è più probabile che quel che hai visto rimarrà con te.
La scommessa vinta è stata il brano “La nascita di Cecco Palchi”, una performance particolare che non avevo mai portato di fronte a un pubblico internazionale. Avevo paura che non fosse capita, ma le traduzioni hanno fatto la magia; è stata l’ultima poesia che ho proposto, scendendo e salendo dal palco e occupando tutto lo spazio che avevo a disposizione.
Le reazioni sono state migliori di quanto mi sarei aspettato.

Quali differenze o similitudini con gli slammer nostrani?

Credo che il movimento italiano si caratterizzi per la grande varietà di proposte. Mi è capitato spesso di confrontarmi con slammer italiani con più esperienza che mi raccontavano di un periodo iniziale della poesia performativa italiana estremamente sperimentale; ne parlavano con nostalgia, accusando la scena contemporanea di essersi appiattita nelle forme e nei contenuti. Dopo aver mosso i primi passi nella scena internazionale, mi sento di dire invece che la poesia italiana appare ancora come molto varia e disposta alla ricerca, composta da voci solide che portano il loro stile e la loro idea con convinzione, senza rischiare di venire confuse tra di loro.
Se penso alle ultime finali nazionali della LIPS a Firenze e le confronto con la Coppa del Mondo di Parigi, mi viene spontaneo pensare che il primo sia stato uno spettacolo più vario, profondo e poliedrico in tutti gli aspetti della poesia performativa.

Raccontaci qualche aneddoto che ti ha colpito in questo percorso.

Ne racconto uno positivo e uno negativo sull’ambiente internazionale della coppa del mondo.
Positivo: il primo giorno di festival arrivo al Culture Rapide, il quartier generale dell’organizzazione dell’evento, e in meno di cinque minuti sono immerso in una fitta conversazione con Joao Borges Namelo, rappresentante del Mozambico, e Léo Coupal, poeta del Quebec. Andiamo avanti a parlare per un’ora della nostra esperienza, della settimana che ci aspetta e della poesia orale nei nostri paesi; poi, andiamo avanti a parlare per una settimana, scoprendoci pian piano e facendo amicizia. Léo è stato l’ultimo poeta a salire sul palco per la finale, ma prima si è fermato dov’ero seduto e mi ha abbracciato per congratularsi; poi ha preso il microfono e ha detto una poesia stupenda, delicatissima, sul bisogno di scegliere con convinzione in un mondo così opaco. I rapporti che si possono creare in un evento del genere sono unici e conoscere personalmente performer come Mithago, dall’Inghilterra, e Rain, dal Giappone, è la soddisfazione che mi porto a casa.

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Negativo: c’erano cinque continenti rappresentati alla coppa del mondo. La maggioranza dei partecipanti era Europea, ma c’erano diversi performer dall’Africa, un poeta giapponese, il campione nazionale haitiano e Lèo Coupal, l’unico nord-Americano.
Su venti partecipanti, i sei che sono arrivati in finale erano tutti europei, meno uno: nord-americano. La slam poetry vive della risonanza con il contesto in cui viene proposta e, a mio parere, la statistica che ho presentato non è casuale: l’idea della World Poetry Slam Organization di organizzare i campionati del mondo ogni anno in un continente diverso è sacrosanta e necessaria, è il primo vero step che la comunità internazionale deve fare per crescere come movimento globale.

E’ prematuro, a tuo avviso, considerare il poetry slam come un genere piuttosto che come un semplice contenitore?

Non credo di avere la competenza per rispondere in modo completo a questa domanda, però trovo che dei tratti di similitudine che accomunano molti dei brani che si ascoltano in Italia e nel mondo – a livello di contenuti, forma e musicalità – siano evidenti e potrebbero far pensare alla nascita di un genere.
La mia proposta in ogni caso è: non autocanoniziamoci troppo tra di noi, teniamo lasse le definizioni per continuare a sperimentare il più possibile. La poesia performativa secondo me non è un contenitore, ma un linguaggio; un linguaggio in crescita, le cui potenzialità non sono ancora ben chiare a nessuno.

In futuro pensi di “focalizzarti” esclusivamente in altri lavori legati alla poesia performativa oppure hai anche altro in ballo?

Torno sul tema della poesia performativa come linguaggio.
Da quando ho cominciato a fare slam poetry, ho sempre avuto chiaro che il mio desiderio era quello di contaminare con lo stile e la musicalità della slam altri contesti comunicativi. Questo in Italia sta già succedendo con una nuova ondata di proposte di spoken music di altissima qualità, ma a mio parere stiamo solo grattando la superficie.
Il mondo da cui arrivo e che mi appassiona è quello del teatro: mi piacerebbe riuscire a sperimentare le diverse forme di contaminazione possibili tra poesia performativa e drammaturgia, e mi piacerebbe farlo in squadra con altr* artist* che hanno idee diverse dalle mie. Abbiamo da raccontare comunità, paesi e un mondo che si trovano in un momento critico e dobbiamo farlo secondo me con parole nuove.
C’è da rimboccarsi le maniche.

Quanto sono importanti i Collettivi nella rete che si sta creando dal 2016?

Tema molto delicato.
Trovo che i collettivi siano fondamentali nella crescita del movimento, soprattutto per il rapporto che possono creare con il loro territorio – e questa cosa della poesia orale secondo me è da sviluppare nel legame con il territorio; deve continuare a poter essere quel luogo aperto in cui chi vuole mettersi alla prova sale su un palco e legge le sue parole e deve sempre tentare di proporsi come voce per le istituzioni e le realtà cittadine attraverso cui raccontare dall’interno la comunità.
D’altro canto, sono convinto che si debba puntare tanto sulla rete nazionale e rafforzare i progetti che vengono proposti dalla LIPS. Mi piacerebbe molto, per esempio, se nei prossimi anni riuscissimo a sviluppare una rete di artist* e insegnant* format* per portare la slam poetry nelle scuole di tutto il territorio nazionale (tutto, ripeto: tutto). Un progetto del genere sarebbe possibile solo se i vari collettivi si muovessero insieme, coordinati, mettendo a disposizione le singole esperienze a tutto il resto della rete.

Se dovessi dare dei consigli cosa deve contenere la valigetta minima per fare un percorso brillante come il tuo?

Ogni slam è un concentrato di idee impareggiabile: la prima cosa che metterei nella valigetta è l’ascolto; credo sia fondamentale ascoltare le varie proposte, prenderle, rimaneggiarle, riproporle e leggere e assorbire tanto anche da altri campi.
Poi: non sottovalutare il lato performativo, spendere tanto tempo a ragionare sul come si vuole presentare una cosa al pubblico quanto se ne spende a ragionare sul cosa dire (e no, non è infiocchettare per bene le cose: è accettare che sul palco vigono le regole del teatro).
Ultimo ma non ultimo: fare tanta rete, dedicare tempo ai rapporti e alle amicizie che si creano con la slam poetry. A Parigi eravamo in dieci alla finale a rappresentare la poesia italiana, la maggior parte degli altri partecipanti è venuta da sola.
La LIPS è una realtà unica, è un’eccezione: non bisogna farsela sfuggire.

RIPRODUZIONE RISERVATA – 25 Maggio 2023

Bio

Filippo Capobianco è autore, performer e studente magistrale di fisica e di comunicazione della scienza all’università di Pavia. Si è formato nel teatro di prosa, nell’improvvisazione teatrale e nel cantautorato. Dal 2021 partecipa regolarmente a poetry slam in tutta Italia. E’ campione nazionale della LIPS – Lega Italiana Poetry Slam del 2022 e vincitore della 17esima Coppa del Mondo di poetry slam di Parigi. A ottobre 2023, rappresenterà l’Italia ai campionati del mondo di Rio de Janeiro.

(photo courtesy of Niccolò Bardini)

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