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Giulia Marchese: poetry slam come il mare

Giulia_Marchese_SlamContemPoetryIntervista a Giulia Marchese, siciliana di nascita, che ci racconta come ha vissuto la sue prime esperienze al poetry slam e ci invia, con l’occasione, una poesia. Il progetto e l’ intervista sono a cura di Dimitri Ruggeri nell’ambito dei Poetry Slam tutorial. 

A quale Poetry Slam hai partecipato per la prima volta?

La storia di come ho iniziato a partecipare ai poetry slam è un po’ complessa: a marzo dello scorso anno me ne parlarono per la prima volta a Roma; non avevo idea di cosa fossero e ne rimasi affascinata. Tornata a casa a Bologna cominciai a cercare informazioni online, e atterrata sul sito della LIPS scoprii l’esistenza del collettivo Zoopalco, che cominciai a seguire come groupie innamorata e di cui adesso faccio parte. Con il mio gruppo andai a Genova ad assistere alle finali nazionali: vidi questi uomini e queste donne salire sul palco e disegnare meraviglie con le parole. Li guardai felice dal pubblico sperando un giorno di trovare il coraggio di partecipare anche io.

A causa della timidezza e della mancanza di esperienza sul palco, ho partecipato al mio primo slam in gran segreto, sperando di non incontrare nessuno, a Bologna, a gennaio, all’interno del circuito Europa Slam.

Collettivi Slambanner3Come hai vissuto l’esperienza di partecipare al tuo primo poetry slam?

Al mio primo slam ero terrorizzata. Penso che ogni parte del mio corpo, corde vocali incluse, stesse tremando. È stato però bellissimo, liberatorio, come se fossi stata in silenzio per anni e finalmente potessi parlare. Non avevo mai letto ad un pubblico qualcosa che avevo scritto io e che parlasse di me. Non sapendo regolare l’asta del microfono ad un certo punto non riuscivo più a leggere il testo sul leggio, sono scoppiata a ridere prendendo in mano il foglio, ho chiesto scusa e ho continuato. È’ stato bello trovare il supporto del pubblico che mi ha abbracciata con un applauso.

Che idea ti sei fatta del rapporto tra poesia tradizionale, forse vissuta come esperienza intima rispetto a questo approccio pensato per essere condiviso ad alta voce con un pubblico?

Penso che appartengano a due mondi simili ma diversi. La poesia orale è fatta di testi adatti all’esecuzione vocale, usa dei registri e degli stili diversi. È più immediata e snella ma soprattutto entra in gioco qualcosa che nella poesia tradizionale non può esserci: la corporeità. Il testo non sarebbe lo stesso senza l’interpretazione, la voce il respiro i gesti e persino l’accento di chi lo ha composto.

Anche i destinatari dei testi sono diversi. Durante una performance lo spettatore non ha a disposizione lo stesso tempo di un lettore per recepire e capire il messaggio che si sta cercando di veicolare. Sta all’autore/performer renderlo accessibile.  

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Perché a tuo avviso oggi la poesia orale non è così popolare e diffusa?

Forse era così qualche anno fa, ma adesso al contrario penso che stia diventando sempre più popolare. C’è anche chi come Simone Savogin ha portato la poesia sul grande schermo. Grazie alla Lega Italiana Poetry Slam esiste una rete nazionale che permette alla poesia di superare i confini regionali. In quasi tutta la penisola in ogni città più grande e adesso anche in realtà più piccole, sono nati e stanno nascendo collettivi per la promozione della poesia orale. Noi, come collettivo Zoopalco, non organizziamo solo poetry slam ma ci occupiamo di produzione di poesia in senso multimediale, video-poesia e spoken word. Gestiamo la promozione di diversi artisti e poeti e abbiamo realizzato e realizzeremo percorsi laboratoriali e workshop.

Quale pensi sia il miglior posto per dar vita ad un poetry slam?

Dovunque ci sia bellezza. Dovunque ci sia qualcuno che abbia voglia di esprimersi e qualcuno pronto ad accoglierlo.

A tuo avviso, quali sono i punti di forza e di debolezza del format?

Penso allo slam come un format funzionale che permette la sperimentazione e la “contaminazione” artistica. È inoltre un momento aggregativo come pochi altri che permette di far rete e conoscere persone. Il pubblico è coinvolto, non spettatore passivo dello spettacolo. Potrebbe essere visto come punto di debolezza il mettere in “gara” la poesia, ma credo che in realtà nessun performer lo percepisca realmente da questa prospettiva.

Ci parli dei testi che proponi in genere? Come li hai scelti?

Sono una persona estremamente sensibile, fattore che in genere nella vita mi ha causato qualche complicazione. Grazie alla poesia, però, riesco a esprimere questa mia sensibilità in una maniera a me del tutto nuova, sconosciuta fino a pochi mesi fa e cosa ancor più bella riesco a trasmetterla ad altre persone. Questa è la ragione per la quale i miei testi sono molto personali e si ispirano alla mia vita, alle mie emozioni e pulsioni. C’è molto di me nei miei testi. Molti veterani mi hanno detto che con l’esperienza forse si impara a distaccarsi un po’ dal proprio contesto e narrare altre storie e altri sentimenti. Forse succederà anche a me, forse inconsapevolmente sta già accadendo, ma penso che una parte cospicua di me rimarrà sempre ben presente in tutto ciò che scriverò.

Alta Marea

Ma voi avete presente
com’è l’acqua del mare in Sicilia ad ottobre?
quando è libera e trasparente
e non viene più calpestata e increspata dalla gente
che continuamente in cerca di ristoro, la assale e la violenta.
Dio ti ringrazio per essere nata ad ottobre.
Ti ringrazio per l’acqua serena di ottobre
così piatta
che ti ci puoi specchiare
e in quel riflesso
puoi vedere che quell’acqua in realtà, ce l’hai dentro, che sei tu stesso.

Fa parte di te
fa parte di chi sei.

Le tue vene sono in realtà letti di fiumi senza argini che gettano le loro foci in quell’acqua,
le tue lacrime sono la pioggia che la alimenta,
di flutti è colmo il tuo ventre.

Ed è per questo che alla sola vista del mare, ovunque tu sia, si scatena in te una gioia una immensa euforia serena.
Anche il respiro cambia, si fa scrosciante.
Sai che quelle onde,
che quelle schiume,
che quelle gocce,
in un altro momento hanno toccato e si sono mischiate con il TUO mare
che ci hanno fatto l’amore perdendosi in lui e che gli porteranno il tuo saluto.

Ed e per questo che una parte di te vuole sempre tornare
perché non riesce a stare lontano da quell’acqua
dalla tua acqua.
E quando ti senti sopraffare
ricorda che non è niente
è solo la marea che è alta.

(Giulia Marchese)

Quali consigli ti senti di dare a chi si accinge a partecipare per la prima volta?

Da “matricola” il mio consiglio può essere quello di provare e mettersi in gioco, perché niente di brutto può accadervi. Di non pensare al poetry slam come ad una gara o una competizione ma solo come un modo per esprimersi e far vivere la poesia.

Parteciperai ad altre gare?

Penso proprio di sì, ho partecipato a vari slam in più città avendo la possibilità di confrontarmi con artisti diversi fra loro, e ogni volta sento che l’esperienza mi arricchisce. Migliora la mia performance, mi dà la possibilità di arrivare a persone nuove, conoscerne altre e stringere legami. E se anche ad una sola persona che mi ascolta avrò lasciato qualcosa potrò ritenermi soddisfatta.

(photo courtesy of Federico Nutricato)

RIPRODUZIONE RISERVATA – Aprile 2019

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