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Daniele Costantini: Poetry Slam come arrivo del testo poetico

Daniele Costantini_Collalto Poetry Slam Abruzzo 2018

Intervista a Daniele Costantini  che ha partecipato,  per la prima volta a un Poetry Slam, nello specifico al Collalto Poetry Slam 2018, organizzato in collaborazione con Poetry Slam Abruzzo Centro Italia. Costantini tra l’altro è stato anche il vincitore della gara che si è svolta nella Città di Penne (Pe). Intervista a cura di Dimitri Ruggeri nell’ambito dei Poetry Slam tutorial.

Come hai vissuto l’esperienza di partecipare al tuo primo poetry slam, addirittura vincendolo?

La decisione di partecipare l’avevo presa già dopo il primo poetry slam a cui avevo assistito. Era nata in me la voglia di mettermi alla prova davanti ad un pubblico di ascoltatori e soprattutto di misurarmi con altri poeti, che è un’operazione sempre più difficile da realizzare al giorno d’oggi. L’esperienza è stata incredibilmente gratificante, soprattutto il sapere che quella platea era lì per le nostre poesie. La vittoria è arrivata inaspettata, di sicuro anche grazie alla famosa fortuna del principiante, e ha di sicuro reso il tutto ancor più bello, ma non era la mia prerogativa nello slam di debutto. Ci tenevo solo a testare la risposta di ascoltatori esterni.

Che idea ti sei fatto del rapporto tra poesia  tradizionale, forse vissuta come esperienza intima rispetto a questo approccio pensato per essere condiviso ad alta voce con un pubblico?

Io credo che di fondo ogni esperienza intima, come dici tu, ovvero ogni poesia definibile tradizionale, nasca per esser condivisa. Sono dell’idea che chi scrive, e non mi riferisco allo scrivere un diario segreto o uno sfogo momentaneo, lo faccia per esser letto o ascoltato. Penso che chi scrive abbia necessità di esprimere  qualcosa, e prosa e poesia non sono altro che i mezzi per veicolare quei messaggi. Quindi il poetry slam potrebbe essere visto come il logico punto d’arrivo di ogni atto di creazione di un testo poetico, perché fornisce la possibilità di divulgare il proprio messaggio.

Collettivi Slambanner3Perché a tuo avviso oggi la poesia orale non è così popolare e diffusa?

Viviamo in un periodo storico in cui l’oralità fa fatica ad affermarsi, perché sempre più oppressa da nuove forme di comunicazione, che alla fine si dimostrano comunque effimere. Nelle scuole non si imparano più le poesie a memoria, non si recitano più, e non troviamo più il tempo di fermarci ad imparare qualcosa o ad ascoltare da altri. Siamo vittime di una fretta e di una frenesia che ci rende inevitabilmente più superficiali.

Quale  pensi sia il miglior  posto per dar vita ad un poetry slam?

Credo che ogni luogo sia adatto per la poesia, e ciò che conta alla fine è il pubblico che deve aver voglia di essere attivo e partecipe.

A tuo avviso, quali sono i punti di forza e di debolezza del format?

Il punto di debolezza, ad oggi, penso sia la dimensione di attività di nicchia che lo slam mantiene, che può essere allo stesso tempo anche un punto di forza: non sempre il diventare un’attività di massa è un pregio, perché rischia di togliere profondità. I punti di forza sono sicuramente di più, e forse lo dico perché sono di parte: l’aggregazione sociale che si crea tramite la partecipazione del pubblico,  la vicinanza ad altri stili di competizione più vicine ai giovani, come i contest di rap o break dance, la possibilità di mettersi alla prova data a poeti e poetesse che non sapevano come e dove divulgare i propri testi, e soprattutto il portare la poesia nelle strade, nelle feste di paese, nei locali frequentati da giovani.

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Ci parli dei testi che hai proposto? Come li hai scelti?

Ho portato due testi con i quali ho indagato me stesso, la mia interiorità e le difficoltà che in alcune fasi della vita possono subentrare. Nel primo ho dato una forma a quell’essenza tanto nominata che chiamiamo “ansia”, e ho tentato di descrivere gli effetti che questa ha avuto e può avere, come quando si fanno amicizie sbagliate che ci appaiono come un salvagente in un momento difficile. Nel secondo componimento ho continuato l’indagine interiore, dando così una continuità ai testi, affrontando quelle barriere che inconsciamente tutti tendiamo a costruire, paragonando la mia al Muro di Berlino. Li ho scelti proprio per la loro veemenza emotiva, per mettermi a nudo di fronte ad un pubblico di non addetti ai lavori, per mettere alla prova me stesso, come scrittore e come persona da sempre timida.

Il mio muro di Berlino

È molto tempo che non mi vedo.
Non mi incrocio per strada,
non mi aspetto alla fermata
della metro
Sono solo, senza il mio aguzzino
me stesso
Perché il mio muro di Berlino
non è ancora crollato
e le mie emozioni vivono divise dalle sensazioni
rimango senz’azioni
di fronte la barbarie dittatoriale
del mio modo di amare
Amaro
per un palato non abituato
a fantasie malate,
a verità edulcorate,
a stragi mentali colorate
di mille sfumature
Eppure
le mie previsioni future
prevedono il crollo del muro
Sono sicuro
che qualcuno
lo sta già prendendo a picconate,
sta scavando e colpendolo,
graffiando con le unghie e
rompendolo
come il silenzio
rotto dalle urla che si chiamano
SPERANZA
Perché ogni guerra interiore ha una sua fine,
Ed ogni barriera, prima o poi, torna ad essere confine.

Quali consigli ti senti di dare a chi si accinge a partecipare per la prima volta?

Posso solo dire di non viverla come una gara contro gli altri, ma al massimo come un mettere alla prova se stessi, perché l’essenza del poetry slam non è battere gli altri come in un combattimento fisico, ma scalfire barriere e pregiudizi riguardanti la poesia, e lo si fa già salendo sul palco. Io la vivo più come una missione comune, perché più siamo a dar vita a poetry slam e a recitare le nostre poesie, più questa forma d’arte e di espressione può tornare a rivivere alla luce del sole e tra la gente. Viverla quindi come un’unica grande competizione contro la superficialità, per evitare la morte della poesia. In questo modo si evita anche di caricarsi inutilmente di aspettative e di concentrarsi soltanto sulla paura del palcoscenico e della lettura in pubblico. Chi viene ad assistere ad un poetry slam lo fa perché vuole, quasi mai vi si trova gente imbattutavisi per caso, perciò si è sempre di fronte ad un pubblico che non giudica un eventuale errore o gli effetti di una normalissima emozione.  

Parteciperai ad altre gare?

Se ne avrò modo sì, e con molto piacere.

Ci dai qualche consiglio per migliorare?

Non credo di avere ancora la preparazione e l’esperienza adatta per dare consigli, ma da spettatore direi di divulgare il più possibile tutto ciò che riguarda il poetry slam, sfruttando internet e i social network, cercando di far capire soprattutto alla gioventù che questa pratica è incredibilmente innovativa per quanto semplice e ripresa dalle più antiche tradizioni.

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