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Franco Barbato: poesia come danza tra silenzio e parola

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Intervista a  Franco Barbato che ha partecipato,  per la prima volta a un poetry slam, nello specifico al Ticino Poetry Slam che si è svolto a Mendriso il 6.09.2018. Intervista a cura di Dimitri Ruggeri nell’ambito dei Poetry Slam tutorial.

[…] quando la persona è capace di abolire il tempo e dà quella sensazione di a-temporalitá, esce da sé stesso e si proietta nell’ignoto […] (F.B.)

Come hai vissuto l’esperienza di partecipare al tuo primo poetry slam?

Il primo Slam, mamma mia, tanta ansia. Prima di tutto perché l’italiano non è la mia madrelingua, e questo per me si traduce in insicurezza con la pronuncia, anche se le persone capiscono quello che io voglio comunicare. Credo che la poesia italiana ed europea stia seguendo una strada diversa da quella della poesia latinoamericana. Dunque la mia principale paura era quella di non essere capito, di parlare di cose che qua (a Lugano) non esistono. Tutti questi timori li ho confrontati con tanta, ma tanta birra prima di salire sul palco… ed è andata non male.

Che idea ti sei fatto del rapporto tra poesia tradizionale, forse vissuta come esperienza intima rispetto a questo approccio pensato per essere condiviso ad alta voce con un pubblico?

Credo che sono dimensioni diverse. Io sono un talebano della parola, credo che la poesia sia la danza tra il silenzio e la parola nell’intimità dello scrittore. Poesia come atto poetico, come il momento della scrittura e della creazione, quando la persona è capace di abolire il tempo e dà quella sensazione di a-temporalitá, esce da sé stesso e si proietta nell’ignoto. Invece, la poesia orale è bellissima in quanto permette di arrivare a più persone in uno spazio determinato, ma è tutta un’altra cosa. Nella poesia orale c’è tanto la drammatizzazione della lettura, il carisma, la simpatia, la bellezza, tante cose che non sono poesia propria. Ma in questi tempi dove sembra che la scrittura soffra di una decostruzione di sé stessa, non è male avere poesia, in qualunque formato.

Collettivi Slambanner3Perché a tuo avviso oggi la poesia orale non è così popolare e diffusa?

La poesia orale comporta un grande rischio: quello del carisma o non carisma del poeta. E a volte l’ego del poeta è più grande del suo talento, e questo può causare antipatia tra il pubblico, pregiudicando la performance dell’autore. Questa situazione potrebbe eclissare una bellissima poesia. In più, aggiungo che non solo la poesia, ma tutto il mondo della scrittura, inizia a sparire tra il ritmo della vita in città. Mi sembra che la gente voglia solamente leggere dal proprio telefono, e niente di troppo lungo né complesso. Infine, credo che dobbiamo capire che la poesia non è la strada giusta per la fama, e che se qualcuno vuole diventare famoso non deve scrivere poesia, bensì bestseller, romanzi romantici o teorie cospirative. La poesia rimarrà sempre come un metà discorso, sotto ai grandi eventi, palpitando tra la gente.

Quale pensi sia il miglior posto per dar vita ad un poetry slam?

A me piacerebbe un intervento poetico alle 11 am in pieno centro città, dove la poesia possa irrompere nella grigia quotidianità umana e colorare un po’ le anime delle persone curiose che si fermano.

A tuo avviso, quali sono i punti di forza e di debolezza del format?

Personalmente, i “pro” sono la possibilità di avvicinare la poesia ai non poeti, creare uno spazio totalmente differente nella vita in città, dove è possibile respirare un’altra aria, conoscere personalmente altri poeti, fare 4 chiacchiere con il pubblico che sempre curioso ha più di una domanda per i poeti. I “contro” direi che sono principalmente la totalizzazione della poesia in un solo formato. Più di una volta ho letto o sentito dai poeti che è questo il formato della poesia contemporanea, e che la poesia del quotidiano è il grande argomento dei nostri tempi. Non sono d’accordo. Come ho detto prima, per me, la poesia inizia dove finisce la fame di fama dello scrittore. A volte, “i poeti” confondono il palco con uno di stand up comedy e salgono solo a sparare “barzellette”, parole divertenti (magari), ma senza anima. Ecco il grande svantaggio, secondo me, è che in questi eventi non si valuta solo la poesia, bensì anche il carisma, la simpatia e tante altre cose che non c’entrano proprio con il mestiere dello scrittore.Facebook_banner

Ci parli dei testi che hai proposto? Come li hai scelti?

Il mio principale argomento poetico è la trascendenza. Propongo un dialogo con l’infinito che c’è fuori, ma anche con quello che c’è dentro di ognuno di noi. Poesia come una voce che corre furiosa per la foresta galleggiante dei miei pensieri, urlando-sussurrando nel mio orecchio i suoi “diamanti di sangue”. Sporcare la carta per pulire l’anima, perché credo che la poesia debba essere vissuta, non basta solo scriverla, ma ci vuole uno rigoroso codice etico e, ancora più importante, ci vuole una visione poetica del mondo. La poesia è proprio questo, il salto della mia voce dalle ossa e il sangue fino alla carta. Propongo il surrealismo-realistico come strada. Propongo di calciare ancora più lontano la recinzione della mia immaginazione e scrivere sull’impossibile, su quello che ancora non siamo capaci di immaginare. Ed è proprio su tutto ciò che vorrei scrivere un poema.

QUELLO CHE SONO IO

Magari voi vi chiederete
ma che cavolo fa questo qua
con il suo sorriso birbaccione
con la sua pancia svergognata
con i suoi occhi pieni di rabbia
io vi dirò chi sono; io

sono nato e cresciuto povero, molto
ho imparato a guadagnarmi il rispetto
dentro un quartiere pieno di leoni affamati
Ciò spiega la mia anima invincibile
e perché empatizzo con il dolore degli altri
perché qua, siamo tutti animali, anche tu ciccio bello

ma io sono io ed io è un altro
io sono il palestinese, il siriano, il messicano
io sono il nero che voi non volete a casa vostra
io sono le vene aperte dell’America latina e il sangue
che fugge furioso fino alle vostre conoscenze
Sono anche i vostri stereotipi:
sono narco, sono barrio, sono palla da calcio
sono la strada solitaria ed oscura
che minaccia i vostri passi quando tornate a casa
tra i gatti e la deliziosa spazzatura

Sono la follia che festeggia la vita solo per il fatto di essere vissuta
Ho imparato ad essere felice con poco
e poco è tanto
e tanto è la poesia, gli amici
la famiglia, un urlo delirante alle 4 del mattino
solo perché ho la voglia di farlo
E adesso, cosa ne pensate?
ancora con questa cagata di discriminare?
Allora guardatemi negli occhi
Guardatemi l’anima
Guardatemi ancora
Non sono uno slammer

Sono un semplice poeta
Un talebano della parola
Sono un semplice pastore di stelle
Che seduto sulla sua roccia guarda il mondo che si affonda
Mentre dice che prospera
E fumando fumando sogna
che siamo tutti qua, insieme
che siamo tutti frammenti di noi stessi
Come lo è ogni goccia della madre pioggia
Come cadono le nostre anime suicide
su questo silenzio
mescolato con la terra.
Con la polvere dei nostri morti dimenticati
Con i fiori. Con gli alberi. Con il volo degli uccelli
Amici miei
siamo tutti qua, a casa
E casa è uno sguardo aperto, un sorriso di vento

(Franco Barbato)

Quali consigli ti senti di dare a chi si accinge a partecipare per la prima volta?

Bere tanta, ma tanta birra prima, rilassarsi, non pesare a vincere, ascoltare i compagni e, più importante di tutto, essere onesto. Non provare ad essere il figo né il super poeta intellettuale che porta il capello di Neruda e si gratta il mento pensando. Essere se stesso.

Parteciperai ad altre gare?

Volentieri

Quale consiglio dai agli organizzatori per migliorare?

Magari pubblicizzare di più quando ci sono delle iscrizioni aperte ai poeti. Non sempre si capisce molto bene come iscriversi. E assolutamente più birra…. Gratis.

RIPRODUZIONE RISERVATA – Novembre 2018

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