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Davide Di Giuseppe: la location universale del poetry slam

Davide_DI GIUSEPPE_SLAMCONTEMPOETRYIntervista a Davide Di Giuseppe che ci racconta come ha vissuto la sua prima esperienza ad un poetry slam . Il progetto e l’ intervista sono a cura di Dimitri Ruggeri nell’ambito del Poetry Slam tutorial. 

Come hai vissuto l’esperienza di partecipare al tuo primo poetry slam?

Benissimo! È stato fantastico! Devo dire, però, che ho vissuto emozioni diverse: all’inizio, quando ho deciso di partecipare insieme ad un amico, era un gioco e come tale l’ho vissuto. Poi, a ridosso dell’evento e soprattutto quando ho iniziato a vedere gli slammer arrivare e le persone prendere posto, ho sentito anche quella sorta di ansia/adrenalina data dal fatto che mai mi ero cimentato in una cosa del genere, leggere cioè i miei scritti in pubblico. Dopo l’esibizione e qualche feedback da parte di amici presenti ero invece gasatissimo, pronto a ricominciare!

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Che idea ti sei fatto del rapporto tra poesia tradizionale, forse vissuta come esperienza intima rispetto a questo approccio pensato per essere condiviso ad alta voce con un pubblico?

Penso che ogni tipologia di poesia nasca come esperienza intima, come probabilmente ogni risultato dello scritto e dell’arte in generale.
La pubblicazione delle proprie opere o, nel caso dello slam, la loro declamazione stanno per me sullo stesso livello, quello cioè che segna il passaggio dall’aspetto privato a quello pubblico.
Lo slam aggiunge un ulteriore tassello a questo processo che è quello dell’interpretazione da parte dell’autore. Questo aspetto secondo me migliora l’esperienza del lettore (in questo caso ascoltatore) perché, se è pur vero che ne perde in “intimità”, ha a disposizione un elemento interpretativo in più, l’autore appunto.

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Perché a tuo avviso oggi la poesia orale non è così popolare e diffusa?

Penso che ad essere poco diffusa e popolare oggi sia l’oralità in generale. Questo perché viviamo nella società dell’immagine (per noi si esprimono le emoticon o i meme) e in quella dello scritto (messaggi, post e hashtag).
Questo per me è semplicemente il segno dei tempi che cambiano! Se ci rifletti, avessimo fatto questa intervista negli anni ’70 l’avremmo fatta vedendoci oppure al telefono, oggi ho risposto scrivendo al pc.
All’interno di questo contesto la poesia orale, come componente del macro insieme oralità, paga le conseguenze di una “situazione sociale” più ampia.

Quale pensi sia il miglior posto per dar vita ad un poetry slam?

Uno dei punti di forza dello slam, a mio parere, è proprio quello dell’universalità della location: ho assistito ad uno slam in una piccola sala di uno spazio condiviso e mi sembrava adatta, ho partecipato ad un altro che si è tenuto in un immenso giardino all’aperto con piscina e giochi ed è stato bellissimo! Non penso che ci sia un luogo definibile migliore perché ogni luogo sembrerebbe essere adatto.

A tuo avviso, quali sono i punti di forza e di debolezza del format?

Uno dei punti di forza l’ho appena detto, rispondendo alla domanda precedente! Penso comunque che il principale sia quello di dare spazio e voce a persone che mai e poi mai avrebbero il coraggio di leggere le proprie cose in pubblico! L’eterogeneità dei partecipanti (poeti, cantautori, rapper, romanzieri ecc…) e il clima di convivialità e condivisione che si respira la rendono un’esperienza piacevole, inaspettata e stimolante.
Punti di debolezza del format, per ora, dopo cioè due sole esperienze, non ne ho visti.

Ci parli dei testi che hai proposto? Come li hai scelti?

Il testo che ho proposto per la prima manche è una mia personale risposta alla poesia di un mio amico, anch’egli partecipante! Quando, insieme, decidemmo di iscriverci lui mi mandò questa poesia, bellissima, una sua personale interpretazione sul tema dell’amore inteso non solo a livello sentimentale ma universale.
Una volta letta mi sono detto: “ha ragione, però…”; e sul quel “però” è nata, quasi senza volerlo, la mia poesia che altro non è che, appunto, la mia personale risposta sullo stesso tema scritta quindi appositamente per lo slam. Come vedi non ho scelto io il pezzo ma il contrario!
Il secondo testo invece è un vecchio pezzo in prosa scritto 6 o 7 anni fa. È una sorta di racconto su quello che succede nella mente umana messa di fronte a situazioni limite. Ho scelto questo perché, pur essendo in prosa, è caratterizzato da un ritmo molto serrato ottenuto con frasi brevi, come fossero versi. Questa caratteristica mi è sembrata particolarmente adatta per un pezzo da recitare ad uno slam.
Per quanto riguarda il terzo testo, quello della finale, ho scelto una piccola poesia, quasi un aforisma, scritto nel 2013, che parla dell’ineluttabile, che riconosciamo solo dopo tanta fatica e sofferenza. Ti confesso che anche questo pezzo si è scelto da solo: non pensavo di arrivare in finale e quindi di avere bisogno di un terzo testo: “Noi, essere”, questo il titolo, era l’unico che ricordavo a memoria e che stesse nei 3 minuti, data la sua brevità.

Quali consigli ti senti di dare a chi si accinge a partecipare per la prima volta?

Ho partecipato a due poetry slam in vita mia (e soltanto ad uno di questi, il secondo, ho preso parte come slammer) quindi non penso di avere tanta esperienza da essere la persona più adatta a dare consigli.
Sicuramente ho colto una cosa: l’aspetto “recitativo” è importantissimo, il consiglio è di non limitarsi a leggere quello che si è scritto ma di interpretarlo.

Parteciperai ad altre gare?

Non lo escludo! Terminato lo slam avevo voglia di ricominciare da capo e farne un altro subito quindi si, perché no!

Qualche consiglio per migliorare?

Ti racconto un aneddoto capitatomi dopo lo slam a cui ho partecipato. Parlando con alcuni amici, stavo raccontando loro l’esperienza di qualche giorno prima. Uno di loro mi dice di aver visto che ci fosse questo evento ma che, avendosi fatto un’idea negativa (rivelatasi poi completamente diversa, quindi errata, rispetto a quella reale) ha optato per non venire.
Terminato il mio racconto, e fattogli vedere qualche video, ha capito quanto fosse fuori strada e quanto abbia sbagliato a non venire. Ora, sicuramente è colpa sua che non ha approfondito la propria conoscenza del poetry slam però ho avuto la sensazione di aver perso un partecipante (sia inteso come pubblico, che magari come slammer). Quindi il consiglio per migliorare, rivolto a tutti coloro che hanno a cuore questo format, è quello di parlarne, parlarne, parlarne, quanto più possibile, dovunque e a chiunque.

RIPRODUZIONE RISERVATA – Novembre 2019

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