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Alessandra Bucci: lo sguardo amico del poetry slam

Intervista a Alessandra Bucci che ci racconta come ha vissuto la sua esperienza ad un poetry slam . Il progetto e l’ intervista sono a cura di Dimitri Ruggeri nell’ambito del Poetry Slam tutorial. 

Come hai vissuto l’esperienza di partecipare a un poetry slam virtuale, attraverso la diretta su facebook essendo ben consapevole che il pubblico era davanti al p.c. anziché dal vivo?

Cinque anni fa ho partecipato ad un poetry slam dal vivo quindi posso confrontare le due esperienze. Sicuramente partecipare dal vivo è un’altra cosa, la diretta Facebook non permette di esprimersi al meglio utilizzando tutti i canali comunicativi. La gestualità si perde ed anche la prossemica, cioè l’utilizzo dello spazio e delle distanze dal pubblico come fattore espressivo, non può essere sfruttata per dare alla propria performance il massimo valore comunicativo. Ci restano però la voce, le pause, l’intensità dello sguardo, mezzi comunque molto importanti che possono avere impatti molto forti su chi ci ascolta.

In generale che idea ti sei fatta del rapporto tra poesia tradizionale, forse vissuta come esperienza intima rispetto a un approccio pensato per essere condiviso ad alta voce con un pubblico?

Crtedo che attraverso l’interpretazione un autore possa arricchire la propria opera di sfumature preziose. Nell’immaginario collettivo, quando pensiamo ad un poeta, o semplicemente a qualcuno che ama scrivere versi, abbiamo spesso davanti agli occhi l’immagine di una persona ripiegata su se stessa che in solitudine mette nero su bianco ciò che vibra in fondo alla propria anima e questo, in effetti, quasi stona con l’idea di performer che si mette in gioco interpretando ad alta voce le proprie creazioni. Ammetto che anche per me all’inizio non è stato facile. Sono un’insegnante di lettere abituata a parlare ad una classe ma quando devo mettere a nudo me stessa (perché nelle mie poesie c’è la mia essenza più vera, i miei turbamenti, le mie contraddizioni, i miei sentimenti repressi che in un modo o nell’altro vengono fuori) declamando ad alta voce i miei versi l’emozione è sempre molto forte e non sempre facile da gestire. Devo dire che il teatro, al quale mi sono avvicinata negli ultimi tempi, mi ha aiutata molto. Credo di poter affermare che un autore leggendo ad alta voce le proprie poesie riesca a farle “vivere” caricandole di emozioni vibranti che possono arrivare a diventare palpabili nell’aria. Certo tutto dipende dalla bravura dell’interprete. Ci sono autori che scrivono in modo meravigliosoi ma che poi non riescono ad “interpretare”, a dare un valore aggiunto alla loro opera con la lettura ad alta voce dei propri testi.

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Perché a tuo avviso oggi la poesia ad alta voce non è così popolare e diffusa?

Appunto perché spesso chi scrive possiede le caratteristiche di cui ho parlato prima: è schivo, solitario, taciturno, poco loquace e non è affatto facile per questo tipo di persone imparare a vincere certe remore. Mettersi in gioco costa fatica, non tutti sono disposti a farlo rischiando di non essere apprezzati a pieno e, in alcuni casi, anche di essere criticati.

Rinuncio alle mie labbra
se non m’è più concesso
di fonderle alle tue,
se non posso godere del sapore
d’un alito di notte mai vissuta
mentre l’onda di piacere
travolge il silenzio stantio
d’un cuore da tempo in disuso.

Rinuncio alle mie labbra,
non avrò parole per descrivere
il buio che m’incatena a terra,
assorbe la mia terra feconda
e mi rende polvere e sassi
fra le strade d’un paese
che non ho scelto fino in fondo.

Rinuncio alle mie labbra,
te le dono affinché tu possa,
fra le acque d’una piena indomabile,
stringerle a te per restare a galla
quando d’affogare avrai sentore
ogni volta che settembre
busserà, foriero di ricordi,
alla tua porta ormai chiusa.

Rinuncio alle mie labbra,
mi consolerò pensando
di non aver rinunciato invano
e parlando con gli occhi
racconterò il mio muto dolore
a chi con uno sguardo amico
mi tenderà la sua preziosa mano.

Quale  pensi sia il miglior  posto per dar vita ad un poetry slam, oltre alla postazione virtuale? 

Penso che non ci sia un posto più adatto ed uno meno adatto. Sicuramente quello che non deve mancare è la “bellezza” intesa nella sua accezione più ampia: natura, arte, colore, profumi, emozioni forti, perché solo dove c’è bellezza la poesia può prendere vita.

A tuo avviso, quali sono i punti di forza e di debolezza del format virtuale e dal vivo?

Forse per qualcuno è più facile mettersi in gioco davanti ad uno schermo piuttosto che davanti ad un pubblico in carne ed ossa. Il format dal vivo ci obbliga a metterci maggiormente in gioco ma sicuramente emoziona di più sia il pubblico che l’autore che dà vita ai propri versi. Sono convinta che certe vibrazioni possano arrivare pienamente solo “a pelle”, attraverso il contatto diretto con chi ci ascolta. Chi declama può a sua volta lasciarsi coinvolgere ed emozionare dagli occhi del pubblico che nel virtuale non vede, in un gioco di rimandi che si arricchisce di volta in volta creando un escalation emotiva molto forte. In base al pubblico che abbiamo davanti possiamo dare in meglio o il peggio di noi, la luce negli sguardi che ci sfiorano può darci energia o togliercela. E tutto questo nel virtuale si perde.

Pensi che si possano performare o interpretare testi in modo diverso se si fa dal vivo o virtualmente?

Sicuramente è molto diverso proprio per i numerosi motivi che ho sopra evidenziato.

Ci parli dei testi che hai proposto? Come li hai scelti?

I miei testi sono generalmente molto “intimi” nel senso che scavano nelle mie pieghe più profonde, quelle più buie in cui la luce fatica ad arrivare. Ed io scrivo proprio per aprire crepe da cui, proprio attraverso la poesia, far entrare la luce e illuminare certi angoli che altrimenti a lungo andare rischierebbero di “marcire”. Le tre poesie lette durante la serata del 26 dicembre sono a me molto care, credo di aver espresso al meglio, in esse, le emozioni del momento che mi ha spinto a scriverle. Inoltre tutte e tre sono arrivate prime in diversi concorsi letterari quindi comunque erano state già apprezzate da una giuria esterna.

Quali consigli ti senti di dare a chi si accinge a partecipare per la prima volta?

Bisognerebbe mettersi in gioco concentrandosi esclusivamente sulle proprie emozioni, quelle emozioni profonde che le nostre parole ci dettano senza lasciarsi intimorire dalla gara, mettendo in conto che ci sarà sempre qualcuno a cui ciò che scriviamo non piace, che non si ritrova nelle nostre parole, che non si lascia emozionare dalla nostra performance.

Parteciperai ad altre gare?

Perché no? Devo dire che mi sono divertita ed emozionata allo stesso tempo. Misurarmi con autori ed interpreti molto diversi da me, per età e stile, mi è piaciuto molto e mi ha dato degli stimoli utili sia per migliorare che per rinnovarmi.

Ci dai qualche consiglio per migliorare?

Magari gestire la votazione in un modo diverso, inserendo i voti su un semplice foglio Excel impostato per fare subito il calcolo secondo le regole, in modo da velocizzare i tempi ed evitare errori.

Bio

Alessandra Bucci è nata a San Benedetto del Tronto (AP) nel 1972 e vive a Martinsicuro (Te). Laureata in Lettere moderne e in Scienze della formazione e gestione delle risorse umane insegna lettere nella scuola secondaria di primo grado. Ad ottobre 2014 ha pubblicato una silloge dal titolo “I sentieri dell’anima” edita dalla Duende. Ad agosto 2015 è uscito il suo secondo libro, questa volta di narrativa, “Donne. Sette racconti, un’unica storia” edito dalla Intermedia edizioni. A luglio 2016 è stato pubblicato il suo terzo lavoro, “Raccontami il mare” edito da L’Erudita, un romanzo breve con appendice di poesie collegate al racconto. Una nuova silloge poetica edita da Irdi-destinazionearte dal titolo “Stagioni d’amore, stagioni di morte” è stata presentata ad aprile 2017. “Oltre”, il suo quinto lavoro, è stato pubblicato ad ottobre 2017 dalla Chiaredizioni, un romanzo tra il noir e il passionale. “Metamorfosi inverse” è la sua sesta pubblicazione. A gennaio 2020 è uscita una nuova edizione arricchita di “Donne” che presto diventerà uno spettacolo teatrale. Ad ottobre 2020 è stato pubblicato il suo ultimo romanzo da titolo “A ritmo di cuore”. Sulla prestigiosa “Rivista Italiana di Linguistica e Dialettologia” vol. 21 (2019) pp. 131-145, è stato pubblicato l’articolo del prof. Umberto Rapallo “Mondi testuali, multimedialità e comunicazione partecipativa. Per un incontro con Alessandra Bucci” che la riguarda. Fa parte di un’associazione culturale, “Arte diem”, che promuove l’arte e la cultura nel territorio. Scrive poesie, racconti e romanzi, ha vinto numerosi premi letterari e ha fatto parte di diverse giurie di concorsi letterari disseminati nel territorio nazionale. Link della sua pagina Facebook.

RIPRODUZIONE RISERVATA – Febbraio 2021

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