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Slam[Contem]Poetry

Zelig, la poesia-performance in Tv

Dopo il focus su Miss Poesia di Rai Tv, una delle storiche trasmissioni che si sono occupate di poesia più di dieci anni fa, su StraFactor , Italia’s Got Talente La Corrida questa volta tocca al programma di  Zelig Tv. A parlarci di questa iniziativa è Paolo Agrati, uno degli animatori di Zelig Poetry Slam. Tra le altre cose pubblichiamo una poesia tratta dal suo ultimo libro intitolato Tecniche di seduzione Animale che si può prenotare (Clicca qui).

L’intervista è a cura di Dimitri Ruggeri, concessa in esclusiva per SlamContemPoetry.

Pensi che oggi la TV dia la giusta attenzione alla valorizzazione e alla divulgazione della poesia?

Non credo esista un’attenzione che possa definirsi giusta se parliamo di media, la televisione dà generalmente più spazio all’intrattenimento che ha richiamo popolare. Se s’intende la televisione come mezzo educativo credo che il concetto sia ampiamente superato, sebbene sia un luogo dove la poesia potrebbe avere grande visibilità. Personalmente però sono più interessato alla relazione che potrebbe sviluppare con altri media con un margine più ampio di crescita come Spotify o Instagram.

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In passato ci sono stati importanti trasmissioni dedicate alla poesia come L’Aquilone su RAI 1 mentre oggi non ci sono programmi ad hoc. Cosa può fare ancora la TV?

La tv sta già percorrendo la strada della specializzazione dei canali per argomenti e generi. I programmi che cercano di riempire le fasce orarie pensando agli utenti che possano trovarsi davanti al video in quel giorno e in quell’ora sono rimasugli del passato, si rivolgono a spettatori passivi che si meritano Barbara D’Urso, i cuochi, i giochi stupidi e tutta l’immondizia che viene proposta. Attualmente le tecnologie come lo streaming, ci permettono di scegliere i nostri interessi video e anche quando fruirne. L’Aquilone è un programma che ha avuto un suo valore ma oggi sarebbe improponibile, non per contenuti ma per forma. Io l’ho visto e l’ho apprezzato, ma appunto l’ho visto su youtube.  

I talent possono essere “validi” sostituti? 

I talent sono oramai una delle pochissime forme di diffusione delle arti in tv, pensate a quanti programmi esistevano sulla musica che adesso sono stati assorbiti dalla formula talent. Per quanto ho visto, la televisione ad oggi non è in grado di offrire alternative. Personalmente li trovo comunque un’occasione che può essere sfruttata.

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Basandoti sulla tua esperienza, ci dici quali meccanismi si innescano tra i protagonisti di un format televisivo e il pubblico? O meglio, qual è la relazione che il pubblico sviluppa con l’ambiente circostante quando  è  “contenuto” all’interno di uno studio televisivo con le telecamere puntate addosso?

Tutte le puntate di “Poetry Slam!”, programma che ho condotto su Zelig TV, sono state registrate nel teatro senza interruzioni se non per un primo e secondo tempo. E in quel teatro le telecamere sono fisse, non si notano neppure, tranne che per un cameramen con la macchina a mano. Tutto si è svolto come in una normale serata, fatto salvo per i ritmi di conduzione che sono diversi. Il rapporto più difficile con la telecamera è stato perciò solo quello di noi conduttori!

Omne animal post coitum triste est
 
Ho lasciato il mio seme in un sacchetto di gomma
nella pattumiera di un albergo. Ho fatto un bel nodo
stretto e l’ho gettato assieme ai fazzoletti sporchi
agli involucri dei saponi, le boccette vuote di doccia schiuma
i mozziconi di sigarette nella cenere, le cartacce con gli appunti
e tutti i miei rifiuti in genere.
Mi hai detto che ti ricordi di me ogni volta che passi
da un cassonetto, perché il nostro primo bacio fu proprio
lì davanti.
Ci tenevamo stretti come gli amanti nei film
muti lasciando che le lingue parlassero frugandoci a fondo.
 
Non siamo noi, è l’amore stesso che ha bisogno
che qualcuno gli permetta d’esistere, che lo metta al mondo.

(Paolo Agrati, Tecniche di seduzione Animale)

Ci racconti qualche aneddoto del programma Zelig che ha accolto un Poetry slam?

Ho terrorizzato i poeti perché volevo essere chiaro sul fatto che sebbene l’esordio televisivo si legava al nome Zelig, non ci aspettavamo nulla che riguardasse la comicità. Sia noi autori che la produzione non avevamo intenzione di confezionare uno spettacolo comico. Non c’è un episodio particolare ma ricordo con piacere dietro le quinte, il clima sereno di comunità che caratterizza l’ambiente dello Slam, a differenza di quello della poesia in genere.

Non pensi che la performance in televisione si snaturi?

La performance è una forma di esibizione, non capisco come possa snaturarsi in tv. L’unica cosa che mi viene da dire a riguardo è che si deve sempre accordare con il media nel quale viene proposta. Non è conveniente fare il mimo alla radio e nemmeno proporre una performance interattiva senza pubblico in sala.

A tuo avviso con l’emergenza COVID-19 il proliferare di dirette sui social di reading, performance e spettacoli possono “sostituire” la TV?

Le performance online hanno avuto una prima esplosione per ovvie necessità; quella degli artisti di continuare a essere presenti, quella di chi segue gli artisti di fruire di nuovo della loro arte e quella di tutti quanti di recuperare un momento di socialità. Secondo me alcuni esperimenti vedranno uno sviluppo; io ne ho fatti parecchi cercando di non limitarmi a proporre quello che facevo dal vivo fino a un mese prima. Non credo ci sia una relazione con la tv perché come dicevo, per come è concepito oggi,  si tratta di un media già sul viale del tramonto, con un’offerta poco interessante per le nuove generazioni, che si rivolgono a nuovi supporti tecnologici coi quali si possono fruire i contenuti e sviluppare interazioni.    

Parlaci dei tuoi prossimi progetti

Devo montare delle antine di un armadio, e spero di averlo fatto prima che esca quest’intervista,  e fare un po’ il punto su quello che mi interessa e che potrò davvero fare dopo questa pausa. Ah dimenticavo, è in uscita il mio nuovo libro!

Riproduzione riservata – Novembre 2020

Foto di Zelig: courtesy of Davide Ainello

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